Parthenocissus quinquefolia: la vite americana
Tra i morbidi e caldi colori autunnali ce n’è uno che spicca per intensità e brillantezza, è il rosso scarlatto della vite americana, nome scientifico Parhenocissus Quinquefolia che, abbarbicata sui muri delle case o avvinghiata ai tronchi degli alberi tinge di rosso strade cittadine e paesaggi campestri nella stagione autunnale. Questa pianta rampicante, coltivata per adornare graticci e pergolati, proviene dalle Americhe, dagli stati del Sud Dakota e del Texas, dal Messico e dal Guatemala. Ha attecchito in ogni parte del mondo perché è una pianta rustica e adattabile che cresce velocemente arrivando a superare anche i trenta metri di altezza.
A volte scambiata per la nostra comune edera, appartiene invece alla famiglia delle Vitacee ed il suo nome “Parthenocissus ” dal greco vite vergine (o sterile) sta a differenziarla dalla nostra comune vite da uva. Si presenta con caratteristici viticci e graziose foglie pentalobate. In pieno inverno si spoglia completamente, per ricoprirsi in primavera di sottili e lucide foglioline che via via si irrobustiscono diventando di un bel verde brillante. In estate si abbellisce di fiorellini e piccole bacche bluastre che perdurano fino all’autunno e che, tossiche per l’uomo sono invece molto amate dagli uccelli che se nutrono spargendo i semi e favorendo la riproduzione. Dalla fine dell’estate all’autunno inoltrato, le foglie assumono quel caratteristico colore rosso scarlatto che la rende così ornamentale.
Coltivazione
La vite americana è un rampicante particolarmente adattabile e non ha bisogno di molte cure per crescere rigogliosa. Tuttavia, preferisce i terreni fertili e le esposizioni assolate, sebbene possa crescere vigorosa anche in terreni “più poveri” e in zone meno calde. Non ha particolari esigenze di innaffiature, riuscendo a sopravvivere anche a periodi di siccità, anzi, potrebbe soffrire di innaffiature troppo abbondanti e frequenti. Fino all’estate quindi possono essere sufficienti le precipitazioni atmosferiche, in estate piena, invece basterà bagnarla due o tre volte la settimana.
Sebbene sia una pianta molto forte e vigorosa, può essere opportuno, prevedere una concimazione un paio di volte l’anno soprattutto se posizionata in un terreno povero di nutrienti o poco esposta alla luce del sole. Molto importante invece, che sia sottoposta ad un’energica potatura alla fine dell’inverno. I getti nuovi non tarderanno ad uscire e la pianta ne risulterà rinvigorita e ricca di tralci e foglie. Se in autunno le foglie appaiono di color rosso smorto bisognerà prevedere concimazioni aggiuntive e irrigazioni più frequenti.
Parassiti e funghi infestanti
Seppur raramente anche la vite americana è soggetta ad alcune specie di funghi e parassiti. Se sulla pianta si è formata una patina bianca e appiccicosa si è in presenza dello ioidio, un fungo piuttosto infestante che si propaga rapidamente; in questo caso, oltre a recidere senza esitazione i tralci colpiti, è opportuno effettuare una cura a base di zolfo. Anche la peronospora è un fungo che può attecchire sulla vite americana. In questo caso saremo in presenza di foglie prematuramente secche e cadenti. Per questo fungo solitamente si applica un preparato a base di rame. Tra i parassiti, invece, la vite americana può essere soggetta agli afidi e alla cocciniglia. In commercio si reperiscono numerosi prodotti anche naturali che funzionano come ottimi antiparassitari.
Utilizzi in erboristeria
I germogli della vite americana sono usati per molte preparazioni erboristiche. Soprattutto per distillare i macerati glicerici impiegati allo scopo di ridurre le infiammazioni ossee e articolari. Già gli indiani d’America ne conoscevano le proprietà terapeutiche e benefiche per contrastare diarrea e problemi delle vie urinarie e per placare il dolore e l’infiammazione alle articolazioni.
ifioridimark (giovedì, 18 marzo 2021 17:29)
Ciao Alessio,
non abbiamo esperienze dirette circa la digeribilità delle bacche di vite americana ma è risaputo che sono un buon cibo per gli uccellini ma possono creare problemi all’uomo in quanto tossiche.
Non so dirti in che misura e come…
Sicuramente è meglio non mangiarle.
Alessio (giovedì, 18 marzo 2021 16:08)
Mio figlio ha mangiato una piccola bacca..è nociva?
ifioridimark (sabato, 21 dicembre 2019 15:19)
Grazie per l’utile segnalazione Alessandro
Alessandro Bencini (sabato, 21 dicembre 2019 11:40)
Detta così sembra che gli indiani d’America la conoscessero da chissà quanto tempo, in realtò la pianta proviene dall’estremo oriente ed è comparsa nel Nordamerica solo a partire dal 1870